Una notizia recentissima e sembra che sia ufficiale o meglio ineluttabile..il surf sarà una disciplina sportiva alle Olimpiadi di Tokio.

Qualsiasi appassionato di qualsiasi sport farebbe i salti di gioia per un riconoscimento tale al proprio sport, una simile legittimazione.Ma noi surfer no, in questo caso non urliamo “cowabunga” anzi..

Anzi, siamo arrabbiati, disorientati e spaventati e lo siamo perchè è la conferma che la pacchia è finità e la omologazione prosegue e probabilmente è già completata. Oh, ci avevano gia tentato con le Olimpiadi di Sidney 3 lustri fa ed allora era stata una sollevazione tra noi surfer  di tutto il mondo ad ogni livello.

Allora il surfing era ancora un concetto  in espansione e il suo immaginario stava per conquistare il mondo mentre adesso che il mondo lo ha conquistato è tempo che diventi uno sport, una disciplina olimpica.

Adesso, io non sono qui per aizzare una rivolta ma per capire cosa ci fa arrabbiare, ci disorienta e spaventa. Ecco quello voglio capirlo. Ci ho riflettuto ,sul fatto che a noi l’idea di diventare uno Sport ci toglie il sonno e ci fa venire gli attacchi di panico e le crisi di asma. Il fatto è che Noi non abbiamo bisogno di essere legittimati e di essere riconosciuti da istituzioni dietro le quali spesso si celano politicanti ed affaristi? In parte e per alcuni surfer puo essere una risposta ma è limitativa perchè comunque il surfing ha sempre convissuto quando era il caso con la politica e di questa gli è sempre importato poco e di affaristi ce ne sono anche nel surf come in ogni ambiente..perchè per certi versi il surf è un affare e dove ci sono affari è politica.

I surfer non si fanno coinvolgere più di tanto dalle cose estranee al loro ambiente; le evitano quando possono e le tollerano quando non possono  evitarle purchè possano continuare a surfare.

Il fatto che il surfing esordisca alle Olimpiadi di Tokio paese che malgrado la catastrofe di Fukuyama continui a spingere per l’uso della energia nucleare e paese che ogni anno si macchia del massacro delle poche megattere rimaste? Questa sembrerebbe una motivazione più plausibile ma sempre parziale.

La paura che un simile evento immetta troppa gente in acqua creando troppi nuovi gremmie e grommet e poser?  Una motivazione  egoistica o se vogliamo di autoconservazione e comunque anche questa è una motivazione parziale ma un buono spunto stà nella conservazione della specie.

Già. Perchè noi ci sentiamo una specie a parte. La vediamo sempre alla “loro e noi”.

Il surf è lo sport fisico per antonomasia, è fatica e solitudine per lo più e certe volte è al limite delcomportamento autustico ma questo bene o male vale per molti sport individuali. Il fatto è che il surfer è orgogliosamente autoreferenziale e le sue origini sono nella lontana civiltà e civilizzazione polinesiana e precolombiana e quindi probabilmente più antiche di qualsiasi altro sport e quindi culturali ma di una cultura diversa che rasenta il religioso ma di una religione senza dei e con solo profeti e che  non ha bisogno di riconoscimenti o legittimazioni perchè per regola è lui, il surfer, a riconoscere e a legittimare chi puo entrare o no nella famiglia.

Ma forse ci siamo esposti troppo e siamo stati notati e imitati e al  contempo le nostre file si sono ingrossate a dismisura ovunque e si vedono ovunque sempre più grommet, gremmie e poser.

Io credo che nel riconoscimento ed inclusione del surf nei giochi olimpici noi surfisti vediamo un arbitrio, una violenza identica a quella che fecero i missionari sugli hawaiiani vietando loro il surf. Intuiamo un pericolo peggiore del divieto: il pericolo che si cela nella irregimentazione e nelle regole imposte dallo status, dall'inclusione in una famiglia dal quale noi vogliamo rimanere estranei..orfani.

La banalizzazione e la normalizzazione  sono peggio del divieto perchè i divieti siamo abituati ad infrangerli o ad aggirarli..ma il riconoscimento e la legittimazione e di conseguenza la banalizzazione, beh… si tratta di una nuova minaccia con la quale  non siamo abituati a farci i conti e temiamo di fare la fine dei pellerossa confinati nelle riserve o dei nomadi costretti a vivere in una fissa dimora.

Magari siamo tutti troppo diffidenti e temiamo che le Olimpiadi di Tokio siano il nostro Wounded Knee.

Da quello che ho capito il “surf olimpico” si svolgerà indoor in appositi wave garden e magari ci sarà prossimamente un proliferare di wave garden proprio come successe con i campi da tennis e le piscine al coperto e magari la maggior parte dei “surfer” preferirà questi spot indoor climatizzati ad hoc e con onde perfette alla giusta temperatura e con acqua purificata e con surfshop e surfbar e surfrestaurant e surfetc..etc..

Magari nasceranno gli indoor-surfer e almeno l’inverno meno gente si riverserà sulle coste e ci sarà più spazio e sarà l’occasione di surfare in tranquillità e recuperare la nostra identità.

Magari le Olimpiadi di Tokio sono un chance.

Magari sono un ottimista.

Di sicuro sono un po egoista.